Il Borgo di Sant'Antonio di Riccovolto

Ci sono luoghi che sembrano dei veri set cinematografici. Uno di questi è senza dubbio il paese fantasma di Sant’Antonio, un piccolo manipolo di case abbandonate che si trovano vicino alla frazione di Riccovolto, nel comune di Frassinoro.
Negli ultimi anni si è visto il proliferare di canali Youtube dedicati alla ricerca e all’esplorazione di luoghi misteriosi e, in qualche modo, sinistri; fra i tanti siti d’interesse, Sant’Antonio è sicuramente uno dei più affascinanti.

Il Borgo è situato a più di 1000 metri d’altezza e fu abbandonato definitivamente nel 1990. Le famiglie di Sant’Antonio vivevano per lo più di pastorizia e di agricoltura di sussistenza. Oggi le case del piccolo borgo sono quasi tutte crollate e l’unico edificio ancora agibile è la chiesetta di Sant’Antonio nella quale, una volta all’anno e sempre nel mese di giugno, viene celebrata la messa. Questa ricorrenza attira molti abitanti dei borghi vicini che ogni anno assistono a questa celebrazione onirica e carica di significati.

Per gli amanti del trekking è una meta quasi obbligata, perché nei pressi del borgo partono dei sentieri che conducono verso Sasso Tignoso, Alpesigola e Passo Cento Croci. Una piccola e spettacolare stazione di transito, che permette anche di rifocillarsi, grazie alla deliziosa fontana potabile e al prato pianeggiante che conserva i resti di questo splendido borgo abbandonato.



Tra alberi secolari e monumentali

Girovagando per i boschi del nostro territorio è facile imbattersi in alberi straordinari, che arricchiscono il paesaggio con forme e caratteristiche uniche, come se fossero tanti monumenti naturali.

L’Emilia Romagna ha continuato a censire queste meraviglie secolari fino a stilare un vero e proprio elenco degli alberi monumentali.
A Palagano, in località Lagaccio di Boccassuolo, sorge uno di questi magnifici arbusti. Si tratta di una spettacolare esemplare di rovere (Quercus petraea).
Il rovere è un tipo di quercia dal busto eretto, robusto e slanciato, ramificato solo nella parte superiore. I rami sono molto nodosi e formano una corona densa, globosa e regolare. Nel caso della magnifica pianta di Boccassuolo, queste caratteristiche sono ancora più evidenti. 18 metri di altezza per più di 4 metri di diametro per quanto concerne la circonferenza del fusto.

Abbandonarsi all’ombra delle fronde di questi alberi incantati è una vera emozione.

 

Un albero che racconta storie

Il grande rovere del Lagaccio è talmente suggestivo che molti artisti lo hanno celebrato. È il caso del cantautore Fabio Curto che ha ambientato il videoclip “Via da Qua” proprio in questi boschi.

Ma questo rovere è stato raccontato anche nel documentario “Oak”. La Quercia di Oak è simbolo di saggezza e purezza e rappresenta sicuramente un punto d’incontro tra spirito e materia: si tratta infatti di un posto sacro, un luogo di riposo, riflessione e ritiro in sé stessi. È proprio all’interno del suo tronco che vive il protagonista maschile di questa affascinante storia.



Il Fungo Porcino

Il pregiato fungo porcino dell’Appennino Modenese trova nelle Valli Dolo e Dragone la sua patria più naturale.

Il porcino (Boletus edulis) che cresce nei boschi cedui a fine estate e in autunno, essiccati o freschi, entrano a far parte di tutti i menu tradizionali di montagna: sott’olio, in padella, alla piastra, crudi tagliati sottilissimi, con scaglie di Parmigiano Reggiano, nel sugo delle tagliatelle, oppure con i tortelli e gli gnocchi di patate.

I luoghi migliori per trovare i porcini

I boschi delle Valli Dolo e Dragone sono i luoghi ideali dove mettersi alla ricerca di questi pregiati prodotti della terra. Nei periodi in cui il terreno è umido e la luna si trova nella giusta posizione, i “fungaioli” più appassionati danno inizio alla caccia al porcino e portano a casa gustosi e fragranti bottini.

I siti migliori dove regolarmente crescono i porcini vengono definiti “bolate” e sono veri e propri luoghi segreti da custodire gelosamente.
Non disperare, anche i fungaioli sono persone di cuore che amano vivere insieme ai propri amici le emozioni, la sorpresa e la soddisfazione di una “giornata a funghi”. Ma ricorda, condividere una bolata è un vero e proprio atto d’amore: non rivelarla a nessun altro!

E se li volessi soltanto mangiare?

In qualunque menu proposto dai ristoranti del nostro territorio il fungo per eccellenza non può di certo mancare. Che sia trifolato, crudo o fritto, il porcino è l’ingrediente principale di alcuni fra i piatti più ricercati e apprezzati nelle nostre valli.

Vieni a gustare il porcino in tutte le sue declinazioni culinarie: provalo da solo o con i risotti, con le tagliatelle, sulle scaloppine, sui filetti o addirittura sulle pizze e nei panini. Ce n’è davvero per tutti i gusti.



Il Tartufo Nero e Bianco

Se pensate che solo ad Alba crescano dei tartufi di grande pregio significa che non siete mai stati a “trifola” nel nostro territorio o non avete ancora assaggiato nessuno dei deliziosi tartufi che crescono spontaneamente in queste zone, tra cui il Tuber Magnatum Pico, il “re” tartufo bianco dell’Appennino Modenese.

Perché le Valli Dolo e Dragone sono un luogo così favorevole per la crescita dei tartufi? Il motivo va rintracciato nella particolare conformazione del territorio e nella perfetta simbiosi che questo prodotto della terra ha sviluppato con alcune piante quali querce, salici, noccioli e pioppi.

La Mostra Mercato del Tartufo Modenese

Tra la fine d’ottobre e l’inizio di novembre si tiene ormai da trent’anni la “Mostra Mercato del Tartufo Modenese”, l’unico evento nella provincia di Modena che celebra questa straordinario prodotto.

L’evento si tiene per due weekend consecutivi a Montefiorino e propone tantissime attività per grandi e piccini, un mercato dove è possibile acquistare diversi esemplari di tartufo nero e bianco, nonché spunti culturali come mostre e conferenze.

In tutti i ristoranti del territorio in occasione della Mostra Mercato del Tartufo Modenese è possibile degustare dei menu speciali che hanno per protagonista il tartufo del nostro appennino.



Frassinoro, la terra del Fondo

La montagna è da sempre sinonimo di sport invernali e il nostro territorio ha delle proposte uniche per gli amanti dello sci, del fondo e delle attività all’aria aperta.

Frassinoro è senza dubbio una delle capitali nazionali dello sci di fondo e del biathlon.  Questo paese ha dato i natali a una delle leggende del fondo, Tonino Biondini, campione italiano dei 15 e 30 km nel 1972, protagonista alle Olimpiadi di Sapporo nello stesso anno.
Insieme al fratello Leonello hanno lasciato un’impronta significativa, creando quella che può definirsi una vera dinastia.

La passione autentica per questo sport e la cura maniacale per i dettagli è una caratteristica quasi somatica degli abitanti di Frassinoro. Pensate che alle Olimpiadi Invernali di Pechino del 2022 sono stati addirittura 4 gli skimen di Frassinoro, che lavorano e curano i materiali per gli atleti delle più importanti federazioni del circuito.
Gianluca Marcolini, Federico Fontana, Giovanni Ferrari e Simone Biondini sono tra i più titolati skimen del biathlon internazionale, nonché gli artefici dei successi di Stati Uniti, Norvegia e della Nazionale Italiana.

Benvenuti sportivi!

Un paese dalla cultura sportiva così importante non può non coccolare i suoi campioni e ospitare vari eventi celebrativi degli sport che hanno reso celebre e rinomato questo piccolo comune dell’Appennino.
Le associazioni del paese organizzano eventi a scopo benefico a cui partecipa il gotha del fondo e del biathlon internazionale, con campioni del presente come l’italiana Dorothea Wierer o del passato come “Lo Zar” Nicolaj Zimjatov, per citarne alcuni.
Il fondo e il biathlon sono gli sport “nazionali” a Frassinoro e a Piandelagotti e si praticano tutto l’anno grazie a una scuola di ski kett e a una pista pensata per gli amanti dello ski rolling. Per chi vuole invece cimentarsi in questi sport all’interno di una cornice naturalistica incredibile il “Centro Fondo Boscoreale” è sicuramente una meta da non perdere.

Il Centro Fondo Boscoreale

Il Centro Fondo Boscoreale si trova in prossimità della località “Prati di San Geminiano”, a poca distanza dal centro di Piandelagotti. Siamo nel cuore dell’alto Appennino Modenese, a sud del crinale montuoso che separa Toscana ed Emilia, proprio tra le province di Modena, Reggio Emilia e Lucca.

Questo comprensorio è l’ideale per tutti quelli che vogliono avvicinarsi alla pratica del fondo, grazie a un Campo Scuola che propone corsi, lezioni individuali e un training divertente adatto a tutti i livelli di preparazione.

Il Centro Fondo offre, oltre al Campo Scuola, tracciati adatti ad ogni livello: piste rosse, blu e nere di differente difficoltà e lunghezza, per un totale di oltre 40 km. All’interno del Centro è possibile sciare sia a tecnica libera che con tecnica classica.



Il Santuario della Beata Vergine della Neve

Il “Santuario di Pietravolta” è un luogo unico che conserva tutta la bellezza della stazione votiva appenninica.
L’edificio sacro, inizialmente eretto come semplice maestà votiva, è stato edificato a più di 1000 metri di altitudine, in località Pietravolta, all’interno del comune di Frassinoro.

Un luogo di culto che possiamo definire di frontiera: eretto sul ciglio dell’antica strada ”Imperiale” o “Bibulca”, ricordata più volte da diplomi imperiali del 900 e del 1000, ai bordi di una strada che attraversava la “Selva Romanesca” nominata da Tito Livio, in quello che allora era un ideale confine tra la Lucchesia e il Reggiano.

Intorno ai secoli XII° e XIII° la Badia di Frassinoro ebbe numerosi contatti con alcune abbazie di Francia che facevano capo alla più famosa abbazia di Cluny da cui per qualche tempo fu dipendente. Nei vari pellegrinaggi, visite e scambi tra le due abbazie, pare che un monaco, insieme ad altri, nell’andata a Frassinoro (o nel ritorno) venisse sorpreso da una paurosa tormenta di neve che, nella sella scoperta dal bosco, a 1160 metri fra le due Valli del Dolo e del Dragone (dove ora sorge il Santuario) si era fatta più insidiosa tanto da mettere in pericolo la vita dei viaggiatori. I monaci decisero di pregare e di invocare la Madonna venerata nella loro abbazia come la pierre qui vire e solo allora riuscirono a raggiungere qualche casolare e a uscire dalla pericolosa tormenta. Grati per questi insperato aiuto, i monaci raccontarono l’avvenimento e decisero di collocare un’immagine della Beata Vergine della pierre qui vire, in italiano della “pietra che volta”, da cui “Pietravolta”.

Da allora quel dipinto è ritenuto miracoloso e la Madonna di Pietravolta divenne una meta di pellegrinaggio e di adorazione da parte di devoti che arrivavano da molte parti d’Italia.

Oggi l’edificio ospita una Casa di Preghiera gestita dall’ordine delle Carmelitane Minori della Carità ed è un’oasi di pace e silenzio posta tra i monti dell’Appennino. Un luogo dal fascino austero e allo stesso tempo misterioso che merita senz’altro di essere ammirato, magari in una giornata di primavera o d’autunno, quando la vegetazione circostante acquista dei colori incantati che rendono questo piccolo santuario ancora più bello.



Il Santuario di San Pellegrino in Alpe

Una scenografica balconata naturale. Amministrativamente il centro di San Pellegrino in Alpe è un’exclave del comune di Frassinoro e con i suoi 1525 m.s.l.m è il centro più elevato di tutta la dorsale appenninica.

Il borgo nasce in epoca medievale, e venne a svilupparsi attorno all’omonimo “Santuario di San Pellegrino in Alpe”. Il santuario venne eretto per garantire l’assistenza a viandanti e pellegrini, nel tratto più impervio e disagevole dell’importante via delle Radici.
Ancora oggi il santuario è meta di migliaia di visitatori e mantiene le spoglie mummificate dei santi Pellegrino e Bianco.

L’importanza religiosa del sito è tangibile ancora oggi. Sono ancora moltissimi i fedeli che percorrono la via Vandelli che porta al santuario, tenendo con sé un masso che avrebbe reso ancora più difficoltoso il raggiungimento di questo vero “avamposto” della fede cristiana.

La rilevanza storica del luogo è inoltre testimoniata anche dal “Museo della Civiltà Contadina” dove vengono mantenuti e conservati reperti centenari, principalmente utilizzati dagli abitanti del luogo nella vita di tutti i giorni.



La Castagna

L’albero di castagno per secoli è stato fonte di sostentamento per le comunità delle nostre valli e la castagna era un alimento essenziale per la dieta di intere famiglie.
Oggi la raccolta delle castagne è sicuramente meno ricca di un tempo, sia per la crescita di alberi misti all’interno di boschi di castagneto, sia per la presenza negli ultimi anni di parassiti e della vespa cinese che hanno ridotto molte piante a un cattivo stato di salute.

Per fortuna, però, la castagna sta progressivamente riacquistando un ruolo determinante come materia prima nella cultura culinaria del territorio, per la realizzazione di piatti della tradizione come per l’arricchimento di pietanze della cucina contemporanea.

Qualità di castagne

Le qualità di castagne presenti nel nostro territorio sono varie e peculiari.
Le più comuni sono la “marzolina“, l'”unghiella“, la “nostrana“, la “tosca” e la “pastonesa“.  Oltre a queste tipologie piuttosto comuni, emerge il re della castagna, il “marrone“, più grande e più saporito rispetto alle altre varietà.

Ognuna di queste varietà si distingue sia per le proprietà specifiche sia per le finalità di consumo.
Per esempio la “pastonesa” e l'”unghiella” sono ottime per essere consumate e cotte in vari modi, mentre la “marzolina” viene esclusivamente lavorata ed essiccata per la produzione di farina di castagne.

I “Frittellozzi di castagne”

Tra le tante leccornie che si possono preparare utilizzando la farina di castagne, una delle più appetitose è certamente il “Frittellozzo“. La farina di castagne viene lavorata per ottenere dei dischetti bombati di circa 7/8 centimetri di diametro che vengono fritti con cura. Il risultato finale sono delle fragranti frittelle, servite ancora calde e con una farcitura di ricotta fresca di mucca. Una vera prelibatezza che si è tramandata fino ai giorni nostri.



L'Abbazia di Frassinoro

L’Abbazia benedettina di S. Maria e S. Claudio di Frassinoro venne edificata 951 anni fa, fu voluta dalla madre di Matilde di Canossa, Beatrice di Lotaringia. L’abbazia era posta in un luogo strategico, lungo la Via Bibulca, “autostrada” del medioevo fondamentale per gli spostamenti e l’economia del tempo. Con questa strada, alternativa al percorso attualmente denominato Via Matildica e “del Volto Santo” prevalentemente in terra reggiana, i Canossa si spostavano da Mantova a Lucca, passando da Nonantola e dai castelli più orientali del loro dominio.

Nel 1077, con privilegio emanato da Beatrice, l’abate di Frassinoro ottenne in aggiunta a quella religiosa anche l’autorità temporale sull’intera Val Dragone e su buona parte dell’adiacente Val Dolo, che divennero col nome “Terre della Badia” vero e proprio feudo abbaziale e l’abbazia di Frassinoro divenne un importante centro di controllo sulle corti vicine.

Chi visita l’abbazia si trova catapultato in un vero scrigno di storia e di bellezza. Catturano l’occhio dei visitatori l’altare maggiore, di legno intarsiato, il grande organo dei primi del Novecento, un rilievo scolpito su una lastra triangolare che raffigura un uomo al centro di due grifoni.



La Pasta Fresca

La proposta gastronomica dell’Emilia Romagna è da sempre ricchissima di prodotti di pasta fresca e ripiena. Nel nostro territorio il rispetto di questa tradizione culinaria viene esaltata dalla presenza di prodotti di eccellenza che rendono i piatti dei capolavori gastronomici.
I ristoranti del territorio possono contare su farine di qualità, ma anche su formaggi freschi e ricotte che rendono le farciture delle assolute prelibatezze e che trovano un vero salto di qualità nei prodotti locali che rappresentano gli ingredienti principali dei diversi condimenti che accompagnano questi piatti.

La proposta è vastissima: si va dai tortellini in brodo di gallina nostrana, a tortellacci di ricotta locale con sughi di cervo e cinghiale, dalle rosette con i prosciutti nostrani e fontina di capra o di mucca fino ad arrivare alle classiche tagliatelle proposte con i pregiati funghi porcini o i tartufi locali.